8 Giugno 2007
Il talento è la strada del successo nel mondo del lavoro

Dalla formazione universitaria a quella professionale,

sul Ring di Lecce si parla del difficile percorso dei giovani dopo la laurea. Con uno sguardo al settore dell’imprenditoria femminile.

L’Accademia di

Comunicazione di Milano e il corso di laurea di Scienze della comunicazione dell’Università di Lecce hanno messo le basi per una futura collaborazione. Obiettivo:

mettere in modo dei progetti concreti per permettere ai giovani di sviluppare la loro energia, indidspensabile per l’inserimento nel mondo del lavoro. Michelagelo

Tagliaferri, presidente dell’Accademia, e Paolo Pellegrino, presidente di Scienze della comunicazione dell’ateneo cittadino, erano due degli ospiti che questa

mattina hanno preso parte a Ring alla plenaria On the job. La formazione delle risorse umane in area MarCom: quali professioni, quali professionalità.

Tagliaferri e Pellegrino hanno discusso del tema insieme a Giovanni Covassi, docente dell’Università Cattolica di Milano; Lucia Vincente della scuola di

formazione manageriale Aforisma; Michele Ciccolella, responsabile tecnico Mind Consulting, e Silvia Fascetti del Gruppo D.Anthea. La sessione è stata aperta

dall’intervento di Sandro Frisullo, vice presidente della Regione Puglia, che ha sottolineato che si sta lavorando per “la modernizzazione della Puglia,

l’internazionalizzazione e l’esaltazione delle eccellenze con premi per la meritocrazia”.

Pellegrino ha esposto le difficoltà che incontrano i giovani

laureati del suo corso di laurea nell’ingresso nel mondo del lavoro. Difficoltà spesso dovute a una chiusura dei due mondi, quello accademico e quello lavorativo,

“che non si riconoscono reciprocamente”, ma anche a un’immobilità del settore pubblico che non fa nulla, o quasi, per creare un raccordo tra università e impresa.

ne è un esempio il fatto che “in tutto il Salento non c’è un solo laureato in Scienze della comunicazione che lavori negli Uffici relazioni con il pubblico, così

come prescrive una norma”.
Per i relatori il punto critico però è un altro: bisogna cambiare la mentalità, l’atteggiamento dei giovani nei confronti del loro

stesso futuro. “Il problema principale è che i giovani non si chiedono che cosa vogliono fare da grandi, non si pongono un obiettivo – ha spiegato Ciccolella -. Il

talento è un atteggiamento che va sviluppato, ma che deve essere presente nel modo di fare dei giovani. La raccomandazione è per i mediocri e un imprenditore non

ha nessun interesse a inserire una persona così nel proprio organico. Oggi il talento è dato per il 49% da capacità tecniche e dal 51% da abilità relazionali”. La

conoscenza che arriva dall’università è un “bene importantissmo” ma poi spetta al singolo di crearsi un percorso professionale “con le proprie energie, con

umiltà”. “I giovani devono usare le conoscenze per pulire e poi costruire – gli ha fatto eco Tagliaferri -. Basta con i giochi perversi: le responsabilità hanno un

nome e un cognome. E noi ci mettiamo a disposizione del professor Pellegrino per lottare in questa battaglia”.

Uno dei possibili percorsi da intraprendere

dopo la laurea è quello dell’imprenditorialità. Possibilità però presa poco in considerazione dalle donne del Sud, nonostante gli ultimi dati riferiti alla Puglia

siano confortanti. E’ stato questo il tema del focus on “Dal nero al rosa: imprese di donne. L’etica e la legalità come valori competitivi”, a cura della

Commissione provinciale per l’emersione del lavoro non regolare di Lecce. Hanno portato la loro esperienza cinque imprenditrici salentine, che hanno raccontato di

come abbiano intrapreso questa strada scoprendone i vantaggi. Primo fra tutti, il fatto che la libera professione ha permesso loro di uscire da una situazione di

lavoro nero e precario che ormai faceva parte della loro vita, nonostante, come ha affermato Piera Cuna dell’azienda di Otranto Api Operaie, “la prima difficoltà

che abbiamo trovato è stata proprio quella di trovare donne che volessero lavorare con noi con un regolare inquadramento contrattuale”. Le imprese al femminile

hanno una marcia in più, come ha spiegato Stefania Mandurino, presidente del Comitato Impresa Donna Confindustria Puglia: “il modello di leadership all’interno

delle imprese femminili non è gerarchizzato come in quelle maschili ma è di tipo interattivo, ovvero pone particolare attenzione ai rapproti interpersonali tra

imprenditore e collaboratori”.