L’intervento di Andrea Bigai, associato EBS (Energia da Biomasse Solide), oggi a Verona durante la tavola rotonda “Il sistema foresta-legno in Italia” organizzata da Aiel (Associazione italiana energie agroforestali) ha posto l’accento sull’opportunità di un approccio integrato tra le diverse filiere, le sinergie possibili, il contributo economico e sociale sui territori degli operatori del settore delle biomasse solide con impianti industriali che sostengono la transizione energetica. Un settore messo però a rischio per la grande incertezza normativa che tuttora sussiste e che costringerà al fermo degli impianti già dal prossimo anno.
6 maggio 2022 – “Il settore forestale è un elemento strategico dell’economia circolare se gestito garantendo la multifunzionalità delle foreste e coordinando le filiere dei prodotti legnosi. I residui generati dal bosco, che devono essere necessariamente rimossi per manutenzione e prevenzione di rischi idrogeologici, trovano nell’uso energetico come fonte rinnovabile la forma di impiego più efficiente. Il loro volume non è trascurabile, si tratta di oltre 2 milioni di tonnellate di biomassa residuale da gestione del bosco, agro-forestale e scarti di attività agricole e agroalimentari solo da parte delle aziende associate a EBS che rappresentano oltre il 50% della produzione elettrica da biomasse solide in Italia e la quasi totalità considerando gli impianti di taglia superiore a 5 MW. È il cosiddetto uso a cascata della biomassa che agevola la manutenzione del territorio e sostiene la transizione energetica. In una perfetta logica di economia circolare, tale sistema permette di ottenere energia da una preziosa fonte rinnovabile con il vantaggio di creare valore anche per le comunità locali e i territori sia in termini economici, dato che gli operatori del settore delle biomasse solide sopportano il costo di tali materiali, sia sociali per le opportunità di lavoro anche in aree interne“. Sono questi i punti centrali sostenuti da Andrea Bigai che oggi è intervenuto in rappresentanza dell’Associazione EBS (Energia da biomasse solide) nel corso di Progetto Fuoco a Verona nella tavola rotonda organizzata da Aiel in collaborazione con il Dipartimento territorio e sistemi agro-forestali dell’Università di Padova.
L’incontro sul tema “Il sistema foresta-legno in Italia” si è sviluppato con un confronto tra i diversi operatori della filiera forestale con l’obiettivo di favorire un approccio integrato per valorizzare i nostri boschi e fare un uso efficiente delle risorse legnose assicurando l’equilibrio fra produzioni industriali ed energetiche.
Gli impianti degli operatori associati a EBS sono distribuiti in tutta Italia e producono annualmente 2.100 GWh di energia elettrica da biomasse solide. Rispetto alle altre rinnovabili, uno dei principali vantaggi è la continuità di produzione che supera le 8 mila ore l’anno. “Nell’ottica di preservare, monitorare e impiegare responsabilmente il patrimonio boschivo italiano valorizzandone la sua caratteristica di rinnovabilità è indispensabile che tutti gli attori della filiera foresta-legno e delle altre con cui sia possibile sviluppare sinergie si coordinino e realizzino un progetto integrato per generare la massima efficienza nella gestione attiva e sostenibile delle foreste. Una gestione necessaria per garantire la conservazione delle nostre foreste sempre più vetuste, vulnerabili agli incendi e ad altre calamità naturali. Gli impianti a biomasse possono essere un volano in grado di attivare azioni sul territorio e strumenti di pianificazione e gestione a lungo termine”.
Bigai ha concluso portando l’attenzione su un aspetto cruciale che riguarda il settore: “Le biomasse solide contribuiscono agli obiettivi “Fit for 55” per la crescita della quota di rinnovabili in sostituzione delle fonti fossili e nel migliorare l‘indipendenza energetica del nostro Paese, necessaria come mai prima. Ma il nostro settore oggi è fortemente a rischio per il mancato sostegno governativo e di un quadro normativo che consenta la prosecuzione dell’attività degli impianti, alcuni dei quali potrebbero essere costretti a fermarsi già dal 2023 a causa di questa situazione, togliendo il proprio apporto alla generazione da fonti energetiche rinnovabili e agli obiettivi europei di sostenibilità. Senza una prospettiva futura per il settore, questo circolo virtuoso sarà interrotto e verrà a mancare, all‘interno del comparto agroindustriale nazionale, un meccanismo fondamentale in cui materie prime e residui generano economia circolare e preziosa energia rinnovabile”