Raffinata, tecnicamente all’avanguardia, estremamente
funzionale al messaggio che veicola. E’ la nuova campagna televisiva dal respiro internazionale ideata dall’agenzia BCPT Associati e realizzata da Central Groucho
per “Listone Giordano”, marchio del gruppo Margaritelli specializzato nella produzione di parquet. Il film sarà trasmesso sulle principali reti nazionali a partire
dal 24 dicembre.
Lo spot “Metroparquet” suggerisce attraverso un contesto visivo di forte immediatezza comunicativa le peculiarità del parquet “Listone
Giordano”, non solo un “semplice” pavimento in legno, ma un vero e proprio prodotto di design destinato all’arredamento della casa. La suggestiva ambientazione
nella metropolitana di Barcellona (oltre sessanta comparse per una notte di lavorazione) rappresenta qui il perfetto habitat per un “viaggio” alla ricerca di un
codice antico, una sorta di dna naturale dell’uomo idealmente nascosto in ogni lista di parquet prodotta (una pianta di rovere, dalla quale nasce il parquet,
impiega quasi due secoli per arrivare a maturazione).
Nel film vediamo il giovane protagonista (l’attore è Jonathan Allue) farsi largo tra la folla della
metropolitana e salire su un vagone accompagnato da una valigia assai invadente, che di lì a breve sarà aperta rivelando la presenza al suo interno di una serie di
liste di parquet. In linea con le prerogative del soggetto ideato da BCPT Associati (Marco Tortoioli Ricci è il direttore creativo), il parquet prodotto da
“Listone Giordano” diventa dunque una via di fuga, una “riserva tecnologica naturale” da portarsi sempre appresso. Anche in metropolitana, per riscoprire le
proprie origini, ritrovare il contatto con sé stessi, soprattutto in condizioni di affollamento (mentale, fisico, visivo).
Nell’ambito dell’accurata
produzione di Central Groucho, coordinata dall’executive producer Claudio Castellani, spicca la regia di Nadia De Paoli, puntuale nel disegnare, attraverso
l’utilizzo del ralenti e del montaggio alternato, quelle atmosfere rarefatte così funzionali alla natura “spirituale” del soggetto. Con una vera e propria “chicca”
dal punto di vista tecnologico: a rendere “possibili” anche le riprese più difficili (ad esempio l’inquadratura dall’alto nell’interno della metropolitana) giunge
l’utilizzo della piccola macchina da presa Atom minima, posizionata sulla valigia che il protagonista porta in metropolitana.
Una menzione speciale spetta
anche alla fotografia di Enzo Fumagalli: il suo contributo ha permesso di catturare tutta la vasta gamma di “colori” che il film presenta, e quello speciale senso
di luminosità che una metropolitana non può sempre garantire.