10 Dicembre 2024
Concordato preventivo biennale, per NexumStp ha aderito solo il 17%

Intento lodevole, ma efficacia discutibile. L’equity partner ed esperto fiscale di NexumStp, Giovanni De Summa, commenta la situazione attuale legata al Concordato Preventivo Biennale in vista della vicina scadenza dei termini per la presentazione della dichiarazione.

 

10 dicembre 2024 – A un paio di giorni dalla scadenza della riapertura del Concordato Preventivo Biennale (CPB), continua ad essere minima l’adesione all’istituto introdotto con l’obiettivo di incentivare e facilitare la regolarizzazione delle posizioni fiscali dei contribuenti. La scarsa risposta ha sollevato dubbi sull’efficacia e l’attrattiva della misura. Giovanni De Summa, dottore commercialista ed equity partner di NexumStp Spa commenta: “Anche se si tratta di un’opportunità per pianificare il proprio reddito fiscale futuro, soprattutto per le partite IVA in espansione ed in crescita, la scelta di aderire al CPB richiede una valutazione attenta e un’analisi finanziaria ed economica strutturata per non incorrere in potenziali rischi”.

 

Dai dati raccolti da NexumStp attraverso la sua attività di consulenza a livello nazionale, su 1.745 assistiti informati del CPB, solo 297 pari al 17% circa hanno aderito alla prima scadenza del 31 ottobre e appena 9 alla seconda scadenza del 12 dicembre, fissata con la successiva riapertura dei termini. In tutta l’area di Roma su 1.005 proposte hanno risposto positivamente 145 assistiti, poco più del 14%. La stessa percentuale è stata sfiorata a Milano. “Riteniamo che questi dati siano rappresentativi di una tendenza ad una risposta limitata da parte dei contribuenti, nonostante gli sforzi dell’Agenzia delle Entrate per promuovere l’iniziativa“, prosegue De Summa.

 

Recentemente, l’Agenzia delle Entrate ha intensificato gli sforzi inviando circa 700 mila lettere di compliance. Queste comunicazioni, indirizzate principalmente ai titolari di partita IVA e ai professionisti, segnalano anomalie nei redditi dichiarati per il 2023, spesso inferiori rispetto a quelli dei dipendenti nello stesso settore. L’obiettivo è incentivare i contribuenti a regolarizzare la propria posizione aderendo al CPB per gli anni 2024 e 2025, nonché a correggere eventuali incongruenze per il 2023.

 

De Summa aggiunge: “L’invio massiccio di queste comunicazioni ha generato un’ondata di preoccupazione e confusione tra i contribuenti. Ci siamo trovati sommersi da richieste di chiarimento da parte dei nostri assistiti, in un clima di incertezza e tensione. Alcuni hanno criticato l’iniziativa, definendola persino uno strumento intimidatorio che non favorisce la compliance fiscale, bensì aumenta la pressione sui contribuenti. Mentre l’intento è lodevole, l’efficacia degli strumenti del CPB e delle lettere di compliance rimane un tema controverso“.

 

Conclude De Summa: “A nostro avviso, è essenziale che le autorità fiscali prendano in considerazione le preoccupazioni sollevate dai professionisti e dai contribuenti per trovare un equilibrio tra controllo fiscale e supporto alla regolarizzazione.”