31 Luglio 2023
Dal salario minimo alla contrattazione collettiva, il giuslavorista Stern: “Aziende e territori tornino centrali nell’impianto delle relazioni industriali”.

Riportare in azienda la contrattazione alimentando un sano e vero pluralismo sindacale e rafforzando la sussidiarietà contrattuale. È questa la principale conseguenza positiva che Paolo Stern, esperto di diritto del lavoro e presidente di NexumStp SpA, auspica possa nascere dalla discussione sul salario minimo in Parlamento nei prossimi mesi.

 

31 luglio 2023 – La discussione sul salario minimo ha acceso il confronto politico degli ultimi giorni. “Quando le posizioni di bandiera prendono il sopravvento sulle analisi tecniche si determina un grave cortocircuito perché qualunque buona idea o buon progetto, se strutturato in modo grossolano, produce risultati opposti alle intenzioni. Ne sono la prova le esperienze del reddito di cittadinanza o del super bonus 110%”. – afferma analizzando il tema Paolo Stern, giuslavorista e presidente della società di consulenza aziendale NexumStp SpA che in Italia assiste oltre 20 mila clienti, principalmente Piccole e medie imprese.

 

“Per prima cosa dobbiamo chiederci: salario definito dalla legge o dai contratti? In realtà oggi la contrattazione collettiva non ha valore erga omnes e quindi difficilmente potrebbe essere immediatamente assertiva nel mercato. Sarebbe bene ripartire dall’art. 39 della Costituzione, un salario equo e sufficiente, contrattato da soggetti aventi capacità di farlo e che possa essere obbligatorio per la categoria di riferimento. Il rinvio alla locuzione “comparativamente più rappresentativi” riferita ai contratti collettivi è solo fonte di incertezza e contenzioso e non fornisce alcuna sicurezza al mercato e ai lavoratori. – commenta Stern. Un intervento normativo sulla determinazione dei minimi salariali poi avrebbe imprevedibili ripercussioni sugli assetti della contrattazione collettiva. È probabile che, smarcato il tema dei minimi retributivi, il peso della contrattazione si sposti dalla centralità del Ccnl, di per sé molto influenzata da condizionamenti politici, alla periferia, alle aziende o ai territori: là dove si lavora e vengono definite le regole. Forse è il lato meno esplorato della proposta delle opposizioni. Un minimo salariale per legge potrebbe rafforzare la sussidiarietà contrattuale portando l’azienda, quale luogo di contrattazione, al centro dell’impianto di relazioni industriali. Sarebbe questa una positiva conseguenza indotta, e magari non troppo ragionata, della proposta che sarà discussa nei prossimi mesi in Parlamento. La proposta nel suo articolato ovviamente tiene conto della contrattazione collettiva ma il rinvio a un sistema di revisione legale di minimi salariali potrebbe avere la conseguenza evidenziata”.

 

Conclude il presidente di NexumStp: “Un altro aspetto da considerare è il percorso di allontanamento effettuato da confederazioni sindacali autonome rispetto alla cosiddetta contrattazione pirata. Oggi i sindacati autonomi, almeno i più noti, sono soggetti credibili e ben posizionati sul territorio che, una volta superato il gap salariale con la contrattazione della ex triplice Cgil Cisl e Uil, sicuramente potranno avviare nuove relazioni in azienda alimentando un sano e vero pluralismo sindacale”.