20 Ottobre 2021
Economia circolare: nell’ambito building e impiantistica un risparmio di 37 miliardi di euro annui con un modello di crescita rigenerativa al 2030. È uno dei dati emersi al Circular Economy Event di MCE Mostra Convegno Expocomfort

Il risparmio economico per il mondo del costruito attraverso l’adozione delle pratiche manageriali per l’economia circolare si può stimare in circa 37 miliardi di euro annui al 2030: questi i dati presentati oggi dall’Energy & Strategy Group del PoliMI in seno ai Circular Economy Events di MCE 2022. Per il settore HVAC si delineano scenari futuri di opportunità, quanto più saprà adattarsi alle nuove dinamiche, saprà dare un nuovo ruolo ai consorzi e sarà sostenuto dalla pubblica amministrazione.

 

Milano, 19 ottobre 2021 – L’economia circolare e i vantaggi che questa può portare non solo all’ambiente e al pianeta ma anche alle aziende, limitando i costi e il dispendio di materie prime ed energia, minimizzando scarti e perdite, prevenendo così esternalità ambientali negative e realizzando al contempo nuovo valore sociale e territoriale, è al centro degli appuntamenti di Circular Economy Events, organizzati da MCE Mostra Convegno Expocomfort. Il primo, Circular economy: modello di crescita rigenerativa, con la collaborazione dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, suggerisce al settore HVAC (Heating, Ventilation and Air Conditioning) un cambio di prospettiva: da un sistema economico lineare a circolare amplificando il concetto di sostenibilità attraverso la massimizzazione dell’uso e la valorizzazione del prodotto nella fase di fine vita.

 

Nel mondo del costruito (building e impiantistica) il risparmio economico generabile attraverso l’adozione delle pratiche manageriali per l’Economia Circolare si può stimare in circa 37 miliardi di euro annui al 2030 — ha dichiarato il prof. Davide Chiaroni, del Politecnico di Milano —. Di questi, circa 9,2 miliardi di euro possano derivare dall’adozione di soluzioni di modelli di take back attraverso i quali le aziende produttrici possono recuperare i propri prodotti. 7,4 miliardi di euro dipendono dalla diffusione del design for re-manufacturing/re-use e altri 7,4 miliardi di euro per pratiche di design for disassembly”.

 

Purtroppo in Italia sono ancora troppe le barriere all’adozione di un modello di economia circolare: “Ostacoli di tipo culturale e organizzativo, regolatore, tecnologici, di mercato e di prodotto da un lato, ostacolano la sua applicazione ai cicli tecnici e, dall’altro, limitano l’impatto sulla crescita economica — ha proseguito il prof. Chiaroni —. Possiamo valutare la rilevanza che questi ostacoli hanno sul potenziale economico italiano, ma anche individuare le enormi opportunità che si propongono, come l’ottimizzazione delle risorse, la riduzione dei costi di produzione e approvvigionamento dei materiali, il minore impatto ambientale”.
E siamo solo all’inizio di un percorso che ci porterà a valutare quali trasformazioni intervengano nella progettazione di prodotto, processo e sistema verso catene del valore circolari e quali implicazioni valgano per l’industria manifatturiera” – sottolinea Marcello Colledani, del Dipartimento di Meccanica del PoliMI.

 

L’attuale generazione di prodotti HVAC ha beneficiato degli adeguamenti derivati dalla messa al bando di gas dannosi per l’ambiente e l’introduzione di nuovi refrigeranti e a basso GWP (Global Warning Potential), ma essendo caratterizzati da un ciclo vitale di lungo periodo le innovazioni tecnologiche devono muoversi verso dinamiche di Design for Disassembly*, Design for Recycling, Reuse e Remanufacturing** per offrire maggiori opportunità in termini di efficienza e vita utile del prodotto. Michele Albieri, della Commissione Tecnica di Assoclima ha sottolineato come “fin dalla progettazione delle nuove macchine si dovrebbe tener conto della possibilità di intervenire, così da allinearla all’evoluzione tecnologica e normativa. Emerge infatti la necessità di una stretta collaborazione con i fornitori, in un’ottica di standardizzazione dei componenti per facilitarne la sostituzione”.

 

I consorzi di raccolta dei rifiuti assumono un ruolo importante per sviluppare l’enorme potenziale raccontato dai dati — aggiunge Danilo Bonato, Direttore Generale di Erion, il più importante sistema italiano di Responsabilità Estesa del Produttore per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici e la valorizzazione delle materie prime che li compongono — Sono infatti almeno quattro gli obiettivi per cui è fondamentale transitare verso un’economia circolare, per i quali i consorzi si candidano per un ruolo di regia: rendicontare, comunicare al consumatore, migliorare prodotti e processi (durabilità, riparabilità, disassemblabilità e remanufacturing), introdurre materie prime seconde nei cicli produttivi”.

 

La sostenibilità dei prodotti è ormai diventata elemento di selezione nel mercato, anche nel settore dell’impiantistica – ha confermato Nicola Moro dello Studio Fieschi & Soci, da 16 anni consulente di aziende nella creazione di percorsi di sostenibilità di prodotti, processi e servizi –. Sono oggi disponibili gli strumenti più consoni per misurare il proprio grado di circolarità, studiando gli impatti potenziali lungo tutto il ciclo di vita del prodotto e del servizio, come l’Ellen MacArthur Foundation – MCI, che misura il livello di circolarità di un prodotto o organizzazione, il WBCSD – Circular Transition Indicators, che permette di creare più indicatori di circolarità basati su flussi materiali, e il Life Cycle Assessment, che misura le effettive prestazioni di un sistema/prodotto”.
Perché si sviluppino ecosistemi virtuosi di economia circolare è necessaria l’introduzione del concetto di “simbiosi industriale”, che viene caratterizzata dal coinvolgimento dei settori produttivi, tradizionalmente separati, con un approccio integrato finalizzato a promuovere vantaggi competitivi. “Un fattore chiave per la simbiosi industriale sono la collaborazione tra attori economici – conclude Palmina Clemente, della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi – e le possibilità sinergiche offerte dalla vicinanza geografica. La Regione Lombardia e il Sistema camerale lombardo hanno attivato il Bando Innovazione delle filiere di economia circolare che ha visto nel 2021 il coinvolgimento di 123 imprese e di 101 progetti presentati, per un totale di contributi richiesti pari a oltre 8,6 min di euro”.
Il distretto più rappresentato è quello della moda/design, che copre il 25% dei progetti presentati, seguito dalla produzione di software (13%) dall’R&S in ambito ingegneria/biotecnologie, con l’11%.
I tempi erano ormai maturi perché MCE dedicasse un focus al tema dell’economia circolare e ai vantaggi che questa può significare non solo per l’ambiente ma anche per le aziende – conclude Massimiliano Pierini, Managing Director di RX, che ha organizzato questo primo Circular Economy Event –. I dati dell’Energy & Strategy Group dimostrano come sia possibile creare un nuovo valore sociale e territoriale limitando il dispendio di materie prime ed energia, minimizzando scarti e perdite e prevenendo così esternalità ambientali negative”.
* Design for Disassembly: modularità, minimizzazione della varietà dei materiali, studio dei componenti, accessibilità, studio dei sistemi di fissaggio, adozione di elementi e funzioni dello stesso materiali.

 

** Design for Recycling, Reuse, Remanufacturing: utilizzo di materiali riciclabili e ben identificati, utilizzo di materiali a basso impatto ambientale, adozione di elementi e giunzioni dello steso materiale, modulari e standardizzazione, packaging riusabile o riciclabile, produzione attraverso processi di rigenerazione e standardizzazione.