3 Agosto 2007
I mille volti del Festival LatinoAmericando

La settimana che va dal 13 al 19 agosto è un condensato dei valori di

multiculturalità del Festival LatinoAmericando. A Ferragosto ci sarà l’allegrissimo Carnaval, poi il progetto franco-spagnolo dei Sergent Garcia. Un volo sul

continente che abbraccia la Miami di Willy Chirino e arriva fino al Brasile di Diana Miranda, passando attraverso la Cuba de La Charanga Habanera, Santo Domingo di

Monchy & Alexandra e il Venezuela del Balletto Folk: l’America Latina non è mai stata rappresentata in modo così ricco!

Lunedì 13 agosto nuovo e ultimo

appuntamento del ciclo che il Festival LatinoAmericando ha dedicato alla rappresentazione di manifestazioni tradizionali: questa volta è il turno del Balletto

Folk Venezuela. Sul palco del villaggio di Assago si esibirà il gruppo di ballo Bienadanza accompagnato dai musicisti dell’associazione Wazabara, un termine che

nel linguaggio indigeno significa “uomo guerriero”. Il gruppo nasce in Guanare, città spirituale dello Stato Portuguesa, ed è composto da giovani talenti che

svolgono un lavoro ininterrotto di onesta e autentica dedizione alla tradizione. Partecipando a numerosissimi festival nazionali e internazionali, questi artisti

contribuiscono allo sviluppo della danza e della musica tradizionale e, con il loro mix di ritmo e movimenti vivaci e briosi, trasportano la fantasia dell’essere

umano in una dimensione di colori e di allegria.

Un appuntamento memorabile martedì 14 agosto con l’orchestra più popolare di Cuba: La Charanga Habanera

salirà sul palco del Festival LatinoAmericando portando il nuovo corso della musica cubana definito “timba”. Ed è anche una serata in cui le donne entrano gratis

se arrivano prima delle ore 22,00. Il gruppo nasce nel 1988, quando un gruppo di giovani musicisti cubani scelti tra i più bravi viene scritturato come orchestra

per esibirsi nel Principato di Monaco, interpretando alcuni brani classici della musica cubana. Dopo aver suonato per 5 anni allo “Sporting” di Montecarlo con un

repertorio di musica cubana degli anni ‘40 e ’50, il direttore David Calzado decide di inserirsi nella scena artistica del suo paese con una proposta originale

imperniata su un nuovo repertorio e una eccezionale presenza scenica che fa perno su coreografie altamente spettacolari. Inoltre la formula che decreta il successo

tra le nuove generazioni è l’uso di un linguaggio diretto e il costante riferimento alla quotidianità cubana. Nel repertorio classico della salsa vengono inserite

nuove sonorità più moderne, come il rap, e una fusione dei ritmi contemporanei, dall’hip hop, al soul, al funky, evolvendo in un genere musicale che Calzado chiama

“musica popolare ballabile cubana”. La loro bravura li porta subito ad alti livelli, aprendo i concerti di star di livello internazionale come Frank Sinatra, Tina

Turner, Stevie Wonder, Whitney Houston, James Brown, Ray Charles e tanti altri.Tra i primi album di successo de La Charanga Habanera sono da ricordare Hey, You,

Loca del 1994 che vince il premio come “Migliore Disco Ballabile a Cuba” e Pa’ Que Se Entere La Habana che pone il gruppo in vetta alle classifiche e alle

preferenze dei giovani cubani. Nel 1998, durante il tour promozionale dell’ultimo album, Tremendo Delirio, che aveva riscosso un notevole successo nel mondo della

musica latina, avviene un episodio decisivo: i dissapori tra Calzado e alcuni musicisti causano una scissione da cui nascerà la band antagonista de La Charanga

Forever. E’ l’occasione per il direttore di formare un’orchestra costituita da giovani musicisti appena usciti dal conservatorio, riuscendo a creare un sound

fresco, ancora più giovane, irresistibile e irrefrenabile, che gli permette di rimanere al passo con i tempi e di pubblicare l’album Charanguero Mayor (2000).

Negli anni seguenti la band si è affermata definitivamente come una delle orchestre cubane con maggior seguito in tutto il mondo grazie alla forza dei loro live e

alla notevole produzione discografica. Dal 2001 al 2004 vengono pubblicati a tempo di record ben 4 album, tra cui i vendutissimi Soy Cubano, Soy Popular! del 2003

e Charanga Light del 2004. Nel gennaio 2006 esce El Ciclòn De La Habana che segna il ritorno di Calzado alla salsa cubana classica.

Musica da tutta

l’America Latina per festeggiare il Ferragosto con un appuntamento storico del Festival LatinoAmericando: mercoledì 15 agosto è il momento del Carnaval, in cui

sfilate ricche di colore, musica e danza celebrano una delle manifestazioni più famose del mondo. Il giorno dopo, giovedì 16 agosto, è la volta di Monchy &

Alexandra, il duo di bachata caribeña unita a un tocco di romanticismo. La coppia dei musicisti dominicani si forma quando il famoso produttore musicale Mártires

De León e il produttore esecutivo Víctor Reyes scelgono la cantante Alexandra Cabreranació per accompagnare il chitarrista Ramón E. Rijo (Monchy) in vista della

registrazione di una serie di canzoni di bachata. Molti i riconoscimenti importanti: la nomination per i Billboard Latin Music Awards, il Premio Cassandra, il

Premio Lo Nuestro e un Latin Grammy. Gli album Hoja en Blanco, Unplugged, Confesiones hanno venduto più di 500.000 copie in tutto il mondo. Del 2004 è Hasta El Fin

che, con oltre 200.000 copie vendute, si conferma sulla linea della bachata romantica con influenza di altri generi come il rock, la musica antillana e i ritmi

tipici delle Repubblica Dominicana. Dopo aver collaborato con il cantante Álvaro Torres, nel 2006 pubblicano Éxitos & Más.

Con 35 anni di carriera musicale

costruita grazie al suo talento, volontà ed educazione, il “pioniere del suono di Miami” arriverà al Festival venerdì 17 agosto: lo stile di Willy Chirino è unico

ed inconfondibile, un miscuglio di ritmi americani, con sapore cubano ed influenza brasiliana, capace di determinare un’evoluzione nella musica latinoamericana.

L’artista cubano arriva a Miami da bambino e inizia la sua carriera in una banda rock all’intreno della scuola in cui studia e, dopo aver lavorato a New York con

Julio Gutierrez, Tito Puente ed altri musicisti di fama, produce il suo primo disco nel 1974. Soy, Maria Magdalena, Colgando de un Hilito, San Zarabanda, Artista

Famoso e Tipo Tipico sono solo alcuni dei suoi successi che lo hanno fatto diventare un’autentica figura di riferimento all’interno del panorama musicale

latinoamericano. Con più di un centinaio di composizioni all’attivo, le sue canzoni sono in costante richiesta da artisti di fama internazionale, da Celia Cruz a

Oscar d’Leon, ai Gypsy Kings. Una canzone in particolare, Soy, è stata registrata da decine di artisti in più di cinque lingue.
Nel corso della sua carriera,

Chirino ha ottenuto dischi d’oro e di platino, il Grammy Award 2006, ma anche nomine, premi e riconoscimenti per il suo impegno sociale e civile quali la Legion

d’Onore del governo degli Stati Uniti, il FACE Award, il riconoscimento dell’UNICEF e dell’Hispanic Heritage Award assegnato dal Dipartimento di Stato del Governo

degli U.S.A., oltre a una laurea honoris causa ricevuta dalla St. Thomas Universtiy. Attraverso la Fondazione che porta il suo nome, Willy Chirino si è impegnato

in favore della diaspora cubana in ogni angolo del mondo, rappresentando la voce dei cubani.
Nel 2006 ha vinto il prestigioso Grammy Award con Son del Alma,

mentre nell’ottobre 2006 ha prodotto l’album che ha celebrato il suo 35° anno di carriera musicale, Un concierto para la Historia, cui hanno partecipato artisti

del calibro di Arturo Sandoval, Israel Cachao Lopez e Oscar d’Leon. Recentemente, assieme alla moglie compositrice Lissette, Willy ha pubblicato un cd di canzoni

d’amore intitolato Amarraditos.

“La gente ha bisogno di divertimento, di ritmo, di una musica fresca e ballabile, che allontani per un attimo le paranoie e

i problemi di tutti i giorni”: sono le parole di Sergent Garcia che è divenuto famoso per l’originalità della sua musica. Un mix di reggae, salsa, ritmi africani

e rock, questa la formula vincente dell’artista che sabato 18 agosto salirà sul palco del Festival.
Il cantante Bruno Garcia è francese, ma proviene da una

famiglia eterogenea, con cugini in Cile, Messico, in Africa, il padre spagnolo e la madre francese: influenzato profondamente dall’ambiente ricco e variegato del

quartiere parigino di Bellevue in cui vive, inizia la sua carriera musicale suonando la chitarra nel gruppo punk dei Ludwig Von 88. Ma il successo a livello

internazionale arriva con i Sergent Garcia: il progetto franco-spagnolo nasce quando il cantante inizia a fare sound-system e a mescolare il raggaemuffin con altri

suoni caraibici, collaborando con musicisti provenienti da varie nazionalità. Lo stile che ne scaturisce porta al salsamuffin, un mix di reggae, rap e salsa che

riscuote successi uno dopo l’altro grazie alla frizzante combinazione di ritmi afrocubani e latini, ricchi di energia e spontaneità. Il risultato è un sound

trascinante ed irresistibile.
I suoi primi quattro album incontrano un successo internazionale. L’album autoprodotto Viva el Sargento è seguito da Un poquito

quemado; del 2006 è Mascaras, il suo più compiuto e disinibito lavoro in cui sono accostate canzoni molto variegate, dalle roots reggae al rocksteady, dalla salsa

alle ballate.
Sergent Garcia crede nella giustizia sociale, è un artista impegnato che attraverso la musica vuol veicolare un preciso messaggio: il sound nato

dalla commistione di generi diversi è esso stesso simbolo della tolleranza presente nel quartiere parigino in cui vive, caratterizzato dalla pacifica convivenza di

gente di provenienza diversa. I musicisti spagnoli, americani, messicani, inglesi che accompagnano Sergent Garcia portano con sé i ritmi e le melodie differenti

dei paesi da cui provengono, uniti per creare uno sfondo sonoro ricco e coinvolgente. Il messaggio che dunque traspare è che l’unione delle varie razze e delle

culture del mondo, la tolleranza e l’unione sociale sono principi fondamentali, valori che stanno alla base della vita.

L’ultima serata di questa intensa

settimana avrà come protagonista una delle più grandi interpreti brasiliane degli anni novanta: la voce di Diana Miranda non mancherà di affascinare il pubblico

che sarà presente al Festival domenica 19 agosto. Diana Miranda è un’ambasciatrice del Brasile, emigrata nel cuore dell’Europa, per far sentire il pulsare dei

ritmi d’oltreoceano attraverso la sua voce e la sua musica piena d’influenze e ricca dei retaggi della tradizione culturale brasiliana. Grazie a questa eccezionale

mistura di stili latini e di ritmi africani, assieme a componenti di funk e jazz, l’artista è stata chiamata a cantare sui palchi più prestigiosi della scena jazz

europea.
Diana Miranda nasce a Joào Pessoa nello stato del Nordest, in Brasile, da una famiglia di musicisti, e si trasferisce a Ginevra nel 1988, inserendosi

subito nel giro dei clubs e dei teatri. Il suo primo album, Diana Miranda, è del 1992; dell’anno successivo è l’invito rivoltole da Quincy Jones a partecipare al

concerto d’inaugurazione del “New Q’s” (Quincy Jones Hall) insieme a Hermeto Pascoal, Paralamos Do Successo e Margareth Menezes. E’ l’occasione della sua vita, che

darà una svolta decisiva alla sua carriera musicale, da quel momento in ascesa: nel 1994 viene invitata ufficialmente al Montreux Jazz Festival, dove registrerà

un live, e a seguire riceve una serie di inviti a grandi festival jazz, da Vienna (dove apre il set di James Brown) alla Germania (con Olodum, Gilberto Gil,

Youssou N’Dour) dalla Francia, all’Italia, al Portogallo. L’artista va in tour anche in Africa e questa è l’occasione per allargare il background stilistico del

proprio orizzonte musicale. All’interno del “Brasil Back To Africa Tour”, Diana decide di cantare in vari dialetti creoli, mentre la componente ritmica della sua

performance si veste, anche grazie all’incontro con i fratelli Coulibaly, due ex percussionisti dei Farafina, delle più roboanti ritmiche afro-brasiliane. Nel 1998

viene chiamata a rappresentare il proprio paese: è un grandissimo momento in cui l’artista canta davanti a 28.000 persone presenti alla semi-finale della Coppa del

Mondo del 1998.
Dopo Nordestina (1999), incentrato sulle sonorità provenienti dal Nordest brasiliano, con Bossa Nova–SongBook l’artista ripercorre i ritmi

tipici del Brasile e si afferma nuovamente come artista cosmopolita, capace di interpretare le infinite sfaccettature musicali del proprio paese.

Orario

inizio concerti: ore 21,30 circa.
Ingresso 10 Euro tutti i giorni, tranne il lunedì 6 Euro, il venerdì e il sabato 15 Euro. Il martedì le donne entrano gratis

fino alle 22.

Il Festival LatinoAmericando, nato nel 1991, è oggi la più importante manifestazione dedicata all’America Latina. Con il passare degli anni

è diventato uno dei principali appuntamenti estivi capaci di portare in Italia la cultura, la tradizione e il calore di un grande continente. Il festival ingloba

diversi aspetti: la musica, la danza, la cultura, la gastronomia, l’artigianato e il turismo. Un evento unico in Europa, con un forte valore culturale, che integra

la dimensione dello svago e del divertimento, con quella informativa sui paesi latinoamericani che da sempre affascinano l’immaginario collettivo.