20 Gennaio 2017
Il femminicidio si può prevenire, partendo dall’aiuto alle vittime della violenza psicologica

Spesso la violenza fisica e l’omicidio sono solo l’ultimo stadio di un percorso che ha origine sempre dalla violenza psicologica ed è da qui che si deve partire se si vuole fermare un fenomeno in continua crescita. In questo ambito Global Humanitaria Italia Onlus opera da un anno con il progetto “La violenza psicologica uccide. Fermiamola ora!” del quale sono disponibili i primi dati.

20 gennaio 2017 – La violenza psicologica colpisce ogni giorno milioni di persone ed è quasi sempre la premessa della violenza fisica e del femminicidio. In Italia dall’inizio del 2016 ad oggi si contano 116 casi di omicidi di donne, 1.740 negli ultimi dieci anni. Sebbene la violenza psicologica sia un fenomeno che non riguarda solo le donne, ma anche gli uomini e i bambini, con frequenti episodi di mobbing e bullismo ad esempio, l’incidenza e la gravità dei femminicidi è la conseguenza più evidente e diffusa dei casi di violenza psicologica. Sconfiggere quest’ultima sarebbe dunque un primo passo fondamentale per limitare il numero di femminicidi. Per questo Global Humanitaria Italia Onlus ha deciso di avviare il progetto “La violenza psicologica uccide. Fermiamola ora!” un anno fa, con una rete di sostegno alle vittime che ha messo radici inizialmente nelle regioni di Lombardia, Liguria, Piemonte, Lazio e Campania, con l’obiettivo di ampliare col tempo il suo raggio d’azione a tutto il territorio nazionale.

“Sconfiggere la violenza psicologica, che spesso non lascia segni sul corpo bensì conseguenze distruttive sulla psiche e nello spirito e può essere riconosciuta più difficilmente, è il primo passo fondamentale per evitare la successiva e probabile manifestazione di violenza fisica. Perché quest’ultima implica quasi sempre una forma di violenza psicologica – dice Simona Ingellis, direttore generale di Global Humanitaria Italia Onlus. La violenza psicologica è un crimine, che può e deve essere contrastato prima che sfoci in violenza fisica e omicidio. La più grande difficoltà è riconoscerla, prenderne consapevolezza e portarla alla luce, dato che c’è una immensa cifra oscura che non perviene alle statistiche, sia per mancanza di denunce, sia per la non-consapevolezza delle vittime, intaccate nella loro dignità e integrità morale tramite tattiche vessatorie fatte di parole e comportamenti ripetuti”.

Con il progetto “La violenza psicologica uccide. Fermiamola ora!”, Global Humanitaria ha messo a disposizione un numero di telefono antiviolenza psicologica (848 808 838), al quale le vittime trovano tutor esperti per l’ascolto e l’orientamento verso specialisti adeguati alla situazione, come psicologi, avvocati e psicoterapeuti. Con queste figure viene attivato un supporto psicologico e/o legale e, in seguito al primo consulto, la vittima concorda una terapia. L’associazione consente di usufruire di un patrocinio legale gratuito e dell’intervento di psicoterapeuti a tariffe calmierate, sostenendo i costi dell’assistenza per chi presenta un Isee inferiore ai 12 mila Euro. Oggi Global Humanitaria collabora con più di 30 tra psicologi, psicoterapeuti e psichiatri e oltre 30 avvocati civilisti e penalisti, oltre a centri e strutture assistenziali e sociali.

Nel primo anno di attività l’associazione ha ricevuto centinaia di telefonate dalle quali sono emersi e stati gestiti 61 casi, escludendo quelli valutati come episodi di tipologia diversa dalla violenza psicologica, o riguardanti persone in regioni non seguite dall’associazione (orientati verso strutture idonee nei territori di competenza). Dei 61 casi, 30 sono ancora attivi e in carico ai tutor della Onlus. Le violenze psicologiche più frequenti e più denunciate sono quelle domestiche e di coppia, nel 67% nell’ambito di relazioni affettive: circa la metà (49%) avviene in famiglia, il 18% riguarda le relazioni tra fidanzati e altrettanti i casi della cosiddetta violenza assistita, in cui sono coinvolti anche dei minori. La violenza economica, ovvero il controllo diretto delle finanze familiari da parte del carnefice che limita o impedisce alla vittima l’indipendenza economica, raggiunge l’8%. Il mobbing arriva al 5%.

Per quanto riguarda la localizzazione dei casi e delle denunce, la maggioranza proviene da Lombardia (36%) e Lazio (20%). Segue il Piemonte (18%), e con un distacco significativo la Liguria (7%) e la Campania (5%). Nel primo anno di attività Global Humanitaria ha ricevuto richieste d’aiuto anche da altre regioni che ha inoltrato a organi competenti: dall’Emilia Romagna (5%), dalle Marche (3%), dalla Toscana (3%), dalla Sardegna (2%) e dal Veneto (2%).

L’assistenza degli specialisti si è manifestata secondo questa ripartizione: il 48% delle vittime ha richiesto un consulto legale, il 43% ha iniziato un percorso di psicoterapia. Solo per il 5% si è reso necessario un doppio intervento, legale e psicologico, il 2% ha avuto bisogno di un semplice confronto telefonico con i tutor.

Tra gli specialisti che collaborano al progetto, la psicologa e psicoterapeuta Rosalba Lamberti dice: “Grazie all’intervento di questo progetto con cui ho avuto il grande piacere di collaborare siamo riusciti a contrastare il reiterarsi di violenze fisiche e psicologiche che le vittime che ho seguito subivano quotidianamente da diversi anni. Il percorso psicologico fatto nel corso di questi mesi è stato fondamentale e decisivo per aiutare queste donne a trovare finalmente in loro il coraggio e la forza di cambiare, di credere nelle proprie possibilità e di andare avanti sentendosi meritevoli di una vita e una relazione migliori”.

Elisa Ficarazzi, avvocato penalista, aggiunge facendo riferimento a uno dei casi che sta seguendo: “Sono molto soddisfatta di come stiamo lavorando. Uno dei casi che sto seguendo, per esempio, ha visto una donna, dopo anni e anni di vessazioni e soprusi  subiti dal figlio convivente, trovare  la forza di reagire  e chiedere, grazie al supporto del progetto, l'intervento dell'Autorità giudiziaria. A seguito di giudizio abbreviato, il Giudice per le indagini preliminari ha ritenuto l'imputato colpevole per i reati di maltrattamenti contro familiari e conviventi e di estorsione commessi in danno della madre. La signora ha così trovato il coraggio di allontanarsi spontaneamente dalla casa dove viveva con il figlio  ed ha iniziato un nuovo percorso di vita. Ritengo che siano stati fatti progressi importanti che hanno condotto la signora non solo ad affrontare con fermezza l'iter giudiziario, ma anche ad intraprendere un profondo cambiamento personale.”