27 Marzo 2012
La ricerca contro l’ipertensione arteriosa non si ferma: gli studi Amidal e Parsifal per migliorare la gestione del paziente iperteso

Ancora oggi il numero dei pazienti ipertesi in soddisfacente controllo pressorio risulta scarso: a livello nazionale non supera il 20% della popolazione trattata, con conseguenze rilevanti in termini di incremento di rischio cardiovascolare, e quindi di eventi cardiovascolari, per la popolazione affetta. Ciò nonostante i numerosi farmaci impiegati per il trattamento dell’ipertensione arteriosa essenziale.(1)Tra le cause più note dell’insufficiente controllo pressorio, la scarsa attuabilità delle regole per un cambiamento dello stile di vita da parte dei pazienti, la ridotta aderenza al trattamento (conseguenza frequente di effetti collaterali causati dai farmaci assunti e/o da regimi farmacologici complessi), l’inerzia terapeutica di alcuni medici nel modificare la terapia antiipertensiva e talvolta la presenza di forme di ipertensione resistente (ben più difficile da trattare rispetto ai casi più frequenti).(2)Gli studi Amidal e Parsifal sono indagini osservazionali realizzate presso ambulatori di medicina generale in Italia e sostenuti dalla casa farmaceutica Takeda a riconferma di un impegno che vede l’azienda costantemente coinvolta nella ricerca in campo cardiovascolare, con particolare attenzione all’ipertensione arteriosa. La raccolta e la valutazione dei dati consentirà di aggiungere ulteriori conoscenze per una migliore gestione del paziente iperteso nella reale pratica clinica in ambito nazionale.Entrambi gli studi si avvalgono della supervisione di un comitato scientifico rappresentato dai professori Claudio Borghi, Giuseppe Mancia e Massimo Volpe. Lo studio Parsifal si è concluso nel dicembre 2011. Lo studio Amidal è stato recentemente avviato e si concluderà alla fine del 2012.STUDIO OSSERVAZIONALE PARSIFALL’ipertensione arteriosa è una condizione patologica che interessa oltre il 60% degli italiani al di sopra dei 65 anni (studio Ilsa del CNR) ed è riconosciuto come uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare.L’obiettivo dello studio Parsifal è valutare lo stato del controllo pressorio nei pazienti ipertesi con valori pressori non adeguatamente controllati e in presenza di altri fattori di rischio cardiovascolare. L’analisi è stata realizzata su 5mila pazienti ipertesi e con presenza di fattori di rischio quali per esempio fumo, obesità, ipercolesterolemia, sedentarietà e diabete di tipo 2. Lo studio ha coinvolto 376 medici di medicina generale distribuiti su tutto il territorio nazionale, in 49 Asl. I dati preliminari dell’osservazione di circa 3mila pazienti evidenziano un’età media di 61 anni e valori pressori medi di 154/97 mmHg. La variazione della terapia antipertensiva, sebbene valutata al momento solo sul 20% del campione di pazienti esaminato (dato parziale), si riscontra solo nel 54% dei pazienti. Sembra pertanto già emergere una tendenza all’inerzia da parte del medico di medicina generale nella gestione del paziente iperteso: a fronte cioè di una inadeguata risposta al trattamento finalizzato a ripristinare i valori pressori auspicati, non corrisponde un ulteriore intervento farmacologicamente efficace da parte del medico curante.                Per quanto riguarda gli end point di questa indagine, cioè la misura dell’esito clinico, quello primario è rappresentato dalla valutazione dei pazienti in adeguato controllo pressorio (identificando come valore di riferimento quello al di sotto di 140/90 mmHg e di 130/80 mmHg per i pazienti anche diabetici), in una popolazione di pazienti ipertesi non adeguatamente controllati tramite la registrazione convenzionale della pressione arteriosa sistolica e diastolica nel corso di un periodo di follow-up di 12 mesi. Tra gli end point secondari sono previste le variazioni del rischio cardiovascolare, l’aderenza alle linee guida ESH/ESC della European Society of Hypertension e della European Society of Cardiology, la frequenza di eventi cardiovascolari occorsi durante l’osservazione, le analisi di tipo farmaeconomico sul consumo di risorse (quali costi di ricovero, costi per visite specialistiche, ecc.).I risultati sull’intero campione sono in fase di analisi e saranno completati entro il prossimo mese di aprile.STUDIO OSSERVAZIONALE AMIDALL’indagine Amidal ha lo scopo di valutare il controllo pressorio nei pazienti ipertesi non controllati, misurandolo con metodica convenzionale e registrazione nelle 24 ore (ABPM Ambulatory Blood Pressure Monitoring, impropriamente noto come Holter pressorio), in un periodo di osservazione della durata massima di tre mesi presso gli ambulatori di medicina generale in Italia.(3)Lo studio parte dal presupposto che sta assumendo sempre maggiore importanza la misurazione della pressione arteriosa nelle 24 ore per il potere prognostico superiore e aggiuntivo rispetto a quello fornito dalla misurazione convenzionale (nota anche come clinica) limitata al solo momento della visita. E’ stato infatti dimostrato che la relazione tra la pressione media delle 24 ore e l’incidenza di eventi cardiovascolari è più ripida di quella che lega tale incidenza alla pressione convenzionale rilevata in ambulatorio.Per lo studio Amidal l’osservazione coinvolge 1.500 pazienti ipertesi  identificati dai valori di pressione arteriosa sisto-diastolica ≥140/90 mmHg (≥130/80 mmHg se con alto rischio cardiovascolare secondo i criteri ESH/ESC 2007) mediante misurazione convenzionale. Lo studio è condotto da 114 medici di medicina generale distribuiti sul territorio nazionale in 15 Asl.L’obiettivo primario dello studio è costituito dalla percentuale di pazienti ipertesi in controllo pressorio che, al termine del periodo di osservazione, presentano una pressione arteriosa media nelle 24 ore inferiore a 130/80 mmHg e una pressione clinica inferiore a 140/90 mmHg rispetto ai valori di partenza (basale). Si considera che il rischio cardiovascolare di un paziente iperteso aumenta se i valori pressori risultano al di sopra della norma con entrambe le misurazioni(4)Lo strumento utilizzato per la misurazione della pressione arteriosa nelle 24 ore viene applicato al braccio del paziente il giorno della visita in ambulatorio e poi rimosso dal medico il giorno successivo alla stessa ora. (1) Maggi S., Zucchetto M., Baldereschi M. et al.: The Italian Longitudinal Study onAging (ILSA): Design and methods. Aging Clin Exp Res, 1994, 6 (6): 464-473(2) G. Mancia, E. Ambrosioni, E. Agabiti Rosei, G. Leonetti, B. Trimarco, M. Volpe. Blood pressure control and risk of stroke in untreated and treated hypertensive patients screened from clinical practice: results of the ForLife study. Journal of Hypertension 2005, 23:1575-1581M. Volpe, E. Agabiti Rosei, E. Ambrosioni, G. Leonetti, B. Trimarco, and G. Mancia.     Reduction in estimated stroke risk associated with practice-based stroke-risk     assessment  and awareness in a large, representative population of hypertensive patients: results from the ForLife study in Italy. Journal of Hypertension 2007,  25:2390-2397(3)  HYPERLINK “http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18349014” The value of ambulatory blood pressure in older adults: the Dublin outcome study. Burr ML, Dolan E, O’Brien EW, O’Brien ET, McCormack P. Age Ageing. 2008 Mar;37(2):201-6(4)  HYPERLINK “http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17088450” Effective ambulatory blood pressure control in medical practice: good news to be taken with caution. Mancia G. Hypertension. 2007 Jan;49(1):17-8. Epub 2006 Nov 6. Review.