13 Maggio 2019
Le migrazioni non si fermano con i porti chiusi, ma solo agendo sulla vera causa: i cambiamenti climatici

La prima causa di migrazione dai paesi africani e asiatici è il cambiamento climatico, la fonte di questo dato è l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ed è quanto è emerso durante la puntata di Uomini e profeti andata in onda su radio Rai 3 sabato 11 maggio. Appare quindi evidente che se si vuole veramente governare il fenomeno non servono slogan su porti chiusi o rimpatri, ma si deve agire sulle cause che lo generano. Un problema strettamente legato alla disinformazione, argomento della prossima puntata del programma condotto dallo storico Alberto Guasco.

Milano, 13 maggio 2019 – La pacchia non è finita perché non è mai iniziata. Se una persona mette a rischio la propria vita per arrivare in Europa su un gommone sul quale chiunque di noi non attraverserebbe neanche l’Adriatico lo fa perché cerca un modo di sopravvivere. Nel mondo ci sono 240 milioni di persone migranti per cause estranee a guerre e persecuzioni che invece sono il motivo che spinge a lasciare il proprio Paese per “solo” 68 (milioni) di persone. La causa principale è la difficoltà sempre maggiore all’approvvigionamento delle risorse alimentari causate dai cambiamenti climatici. Un dato significativo che spiega ulteriormente il fenomeno è che negli USA l’80% degli agricoltori è assicurato contro i danni del clima, in Malawi lo è l’1%. Appare quindi evidente che se non si risolve il problema a monte, le persone continueranno ad andare verso quelle aree nelle quali ritengono sia possibile sopravvivere piuttosto che morire di fame.

Questo il ragionamento semplice e lineare che è stato possibile ascoltare a Uomini e profeti, il programma condotto da Alberto Guasco su Radio Rai 3 che sabato scorso ha dedicato la puntata al tema dell’immigrazione. L’argomento è stato trattato da persone che la studiano: esperti quali Maurizio Ambrosini, sociologo, professore e ricercatore dell’Università di Milano che ha ricordato come da quattro anni i numeri dell’immigrazione in Italia siano fermi (119.369 nel 2017, 23.371 nel 2018, dati dell’UNHCR) e la maggioranza dei migranti provenga da paesi di religione cattolica, il che sfata anche il mito della paura dell’integralizzazione islamica dovuta ai migranti clandestini. A proposito di paura, Ambrosini ha aggiunto che “deriva principalmente dalla difficoltà della nostro società a prendere atto di essere diventata multietnica. La diversità inoltre fa paura in relazione alla povertà, è l’idea che i migranti arrivino per toglierci qualcosa che destabilizza le persone”. Da quanto emerge attraverso gli studi realizzati da Stefano Allievi, sociologo, professore dell’Università di Padova ed esperto di migrazioni, “non è il numero dei migranti che spaventa, casomai la velocità che ha assunto il fenomeno negli ultimi anni.”

“Il fenomeno della migrazione è evidente, ma l’immagine che si ha attraverso le dichiarazioni dei politici è spesso distorta pro o contro posizioni che vengono assunte per fini di consenso elettorale. – afferma Alberto Guasco, storico, ricercatore e docente di Storia contemporanea e conduttore del programma – Questa situazione ci porta a un aspetto molto importante: il ruolo dell’informazione nella costruzione della conoscenza e della coscienza comune. È proprio per l’importanza che hanno i mezzi di comunicazione che abbiamo deciso di dedicare la prossima puntata, in onda sabato 18, a questo tema. E in particolare a come i social media abbiano dato la possibilità a tutti di comunicare senza quei vincoli rappresentati dalle verifiche dei giornalisti, aprendo le porte a un fenomeno di rischio di distorsione della visione reale dei fenomeni.”

Anche la prossima puntata sarà impostata con l’obiettivo di dare voce a veri esperti del settore, che senza interessi reconditi tratteranno l’argomento ben oltre le cosiddette fake news, affrontando il tema dell’etica della parola, della perdita di concetto di notizia e del rapportocon l’altro, avvenuto con lo sviluppo dei social media, e della percezione dell’importanza della notizia gestita dagli organi d’informazione rispettando regole deontologiche a tutela della correttezza e veridicità. Il tutto, come nel caso dell’immigrazione, non è casuale ma voluto e perseguito da chi ha interesse a manipolare l’opinione pubblica.