
Resilienza, committenze pubbliche, competenza e formazione: gli elementi in sintesi a supporto del mercato italiano che emergono dall’11° Rapporto CRESME sul Mercato dell’installazione degli impianti negli edifici in Italia 2025-2027.
Milano, 12 maggio 2025 – Presentato l’11° Rapporto Congiunturale e Previsionale del CRESME sul Mercato dell’installazione degli impianti negli edifici in Italia 2025-2027, realizzato in partnership con AiCARR, Assotermica, Assoclima, ANGAISA e MCE-Mostra Convegno Expocomfort.
“Nel 2024 il mercato impiantistico ha tenuto soltanto nel Sud Europa, nonostante le conseguenze del calo strutturale della spesa in riqualificazione in Italia, e grazie alla resilienza del mercato spagnolo. – sottolinea Lorenzo Bellicini, Direttore CRESME Ricerche – A livello europeo il 2024 si è chiuso con una nuova flessione, con valori di produzione sceso a 603 miliardi di euro, il 2,1% in meno di quanto si registrava nel 2023 (a valori costanti 2023). Questo risultato conferma il calo avviato nel 2023 (-0,6%), che aveva interrotto un trend di crescita sostenuta che, al di là della battuta di arresto dell’anno pandemico, proseguiva dal 2014.”
Nonostante la flessione il comparto continua ad aumentare la sua quota sul volume d’affari complessivo delle costruzioni: anche nel 2024, infatti, l’output lordo aggregato delle costruzioni ha registrato un calo maggiore (-2,5%), facendo salire ulteriormente la quota dell’impiantistica sul totale, che ha superato il 27,3% (era il 25,9% nel 2019).
In questo scenario, il mercato degli impianti italiano è il secondo a livello europeo, con 92,3 miliardi di euro di valore della produzione, la Germania vanta 167,5 miliardi, e la Francia in terza posizione 79,7 miliardi.
Lo scenario internazionale
L’analisi dei dati di export per il 2024 conferma il consolidamento della ripresa del commercio dei prodotti per l’impiantistica: dopo il forte impatto negativo subito nel 2020 a causa delle misure restrittive adottate per fronteggiare la pandemia, il settore ha progressivamente recuperato terreno, beneficiando di una domanda internazionale in crescita che lo ha portato ad un fatturato di 23,3 miliardi di euro, segnando un incremento del 2,1% rispetto al 2023.
“Questo risultato consolida il trend di crescita registrato negli anni successivi alla crisi pandemica. – sottolinea Bellicini – Rispetto al 2019, anno precedente allo scoppio della crisi sanitaria globale, l’export italiano è cresciuto del 31,3%, con un guadagno di oltre 5,5 miliardi di euro.”
La crescita del 2024 conferma la capacità del comparto italiano di mantenere una traiettoria positiva in un contesto internazionale ancora caratterizzato da incertezze economiche e tensioni geopolitiche. Le tensioni geopolitiche, il conflitto in Ucraina e la ridefinizione delle priorità strategiche a livello europeo e globale restano fattori chiave nell’evoluzione di queste dinamiche, destinati a incidere anche nel medio periodo.
Nel complesso, i dati evidenziano come l’industria italiana dell’impiantistica abbia non solo recuperato le perdite subite durante la pandemia, ma anche rafforzato la propria posizione competitiva sul mercato internazionale, contribuendo in misura crescente al saldo commerciale del Paese. Il 2024 evidenzia un riequilibrio geografico del commercio impiantistico italiano: l’export si diversifica, con una crescente proiezione verso USA, Medio Oriente e Nord Africa, mentre le importazioni rallentano, ridisegnando il profilo della bilancia commerciale.
Riguardo la destinazione dell’export, per tutti i principali Paesi europei si evidenzia la progressiva crescita del peso del mercato statunitense. In particolare, nel 2024 la quota USA è aumentata in tutti i Paesi considerati, segno di un rafforzamento della domanda americana nel comparto impiantistico, probabilmente legato agli investimenti in infrastrutture e riqualificazione energetica promossi dai programmi federali. Per l’Italia, la quota di esportazioni destinate agli USA è salita dal 4,8% nel 2020 al 7,7% nel 2024, mostrando un incremento di quasi tre punti percentuali in quattro anni. Si tratta di una delle crescite più marcate tra i Paesi analizzati, seconda solo alla Danimarca (da 7,2% a 8,4%) e alla Germania (da 7,2% a 9,0%). Questo rafforzamento evidenzia l’alto grado di integrazione commerciale tra Italia e Stati Uniti nel settore impiantistico e l’efficacia delle imprese italiane nel cogliere opportunità di mercato oltreoceano. “Tuttavia, alla luce della recente introduzione di dazi generalizzati da parte dell’amministrazione Trump, questa crescita si trova esposta a rischi potenziali significativi. – commenta Bellicini – L’Italia, tra i Paesi UE con maggiore esposizione relativa al mercato USA, potrebbe subire impatti proporzionalmente più gravi in termini di contrazione dell’export o di aumento dei costi di accesso al mercato americano, qualora i dazi vengano effettivamente applicati.”
Lo scenario italiano
“Nel breve arco temporale che intercorre tra il 2021 e il 2024 il mercato degli impianti negli edifici è passato da quelli che possiamo definire ipertrofici incentivi del Superbonus alla drastica attenuazione di tali strumenti fiscali che è già in atto nel 2025 e che si inasprirà ulteriormente nei prossimi due anni. – prosegue Bellicini – Gli effetti dell’interruzione del Superbonus sono stati parzialmente assorbiti nel 2023 e ci si attendeva che il 2024 dovesse portare ad un ulteriore, e più intenso, calo del mercato. Ciò non è accaduto e il 2024 ha mostrato una tenuta maggiore rispetto alle previsioni; il comparto delle macchine ad alimentazione elettrica ha continuato a crescere e anche il settore delle macchine a combustibile, pur in calo, ha mostrato una particolare resilienza.”
E’ probabile che nel mercato della climatizzazione si siano sovrapposti più fattori che sono stati in grado di sostenere le vendite: in primo luogo l’annuncio dell’interruzione dell’incentivazione alla sostituzione di generatori di calore a combustibile; poi la rimodulazione e differenziazione (tra abitazioni di residenza e alloggi a disposizione; delle aliquote di incentivazione all’edilizia; infine le tensioni internazionali contraddistinte da conflitti fisici e commerciali.
La crescita della spesa in opere di ingegneria civile continuerà a sostenere il mercato degli impianti, in particolare negli ambiti delle telecomunicazioni, delle opere idriche e del comparto energetico; l’attesa ripresa del settore residenziale è prevista solo per il 2026, ma con ampi margini di incertezza dovuti allo scenario di sviluppo del mercato del credito. Più ottimistiche sono le previsioni per gli investimenti in edilizia non residenziale, in particolare nell’ambito pubblico (edilizia scolastica e sanitaria) e commerciale.
“Il Rapporto CRESME disegna un vero e proprio quadro di modernizzazione del Paese anche a livello di opere pubbliche. – afferma Andrea Cetrone, Vicepresidente di Assoclima – Questo processo evidenzia la necessità di sostenere il paradigma Tecnologia/Società/Ambiente con coerenza e garanzie. La coerenza normativa è fondamentale per uno sviluppo ordinato e sostenibile del settore. Solo regole chiare e coordinate permettono alle imprese di investire e innovare con fiducia, sviluppando soluzioni tecnologiche in grado di risparmiare sui consumi, eliminare le emissioni locali e utilizzare energie rinnovabili. Possediamo già tutti gli strumenti normativi da implementare per ridurre incertezze e rischi applicativi, facilitando l’attuazione delle politiche di settore e la competitività delle aziende.”
L’annuncio del divieto di incentivazione delle caldaie uniche alimentate a combustibili fossili ha portato a un incremento delle sostituzioni per poter godere degli incentivi, anche in considerazione del fatto che i generatori a combustibile avranno ancora una vita utile rilevante almeno fino al 2040.
“Chiediamo alla politica quindi una certa dose di agilità nell’adeguarsi alle priorità del Paese, mettendo la tecnica al centro della discussione. – ha ribattuto Giuseppe Lorubio, Presidente Assotermica – I dati del Rapporto CRESME ci ricordano come metà degli impianti a gas siano obsoleti, e del rischio appunto che un Effetto Cuba possa rallentare la transizione energetica e penalizzare un’industria d’eccellenza italiana. L’assenza di politiche adeguate può infatti portare al mantenimento dei vecchi impianti, poco efficienti, anziché sostituirli con soluzioni moderne e sostenibili come apparecchi ibridi factory-made e pompe di calore a gas che utilizzano il vettore gassoso, che non va demonizzato.”
Lo scenario di mercato in quantità di impianti
Il mercato complessivo delle macchine per la climatizzazione e il trattamento aria (produzione calore, produzione freddo, controllo della qualità dell’aria, ecc.) vede l’assorbimento di quasi 4,2 milioni di unità nel 2024 con un incremento del 3,8% rispetto al 2023; il 2023 aveva registrato un consuntivo del -11,5% rispetto al 2022. L’attuale dinamica risulta condizionata dall’andamento decrescente del settore termico a combustibile che vede il -3,9% nel 2024 che fa seguito al -14,4% nel 2023; tali dati determinano la conclusione del biennio caratterizzato dal Superbonus in cui il comparto termico a combustibile aveva fatto registrare il +51% complessivo (2022 / 2020). Viceversa, tranne che nel 2023 (-8,8%), il comparto delle macchine per la climatizzazione ad alimentazione elettrica, evidenzia una progressione particolarmente intensa con il +10,3% nel 2024; anche nel caso delle macchine ad energia elettrica, si rileva che il biennio 2021-2022, in regime di Superbonus, aveva fatto segnare il +47%.
Le previsioni per il 2025 e per gli anni successivi, indicano una stabilizzazione del mercato complessivo che dovrebbe rimanere al di sopra dei 4,2 milioni di unità annue collocate sul mercato fino al 2027.
Nel 2025 si dovrebbe registrare il +3,0% dell’intero settore della climatizzazione ambientale con una crescita ancora sostenuta per il comparto del condizionamento e pompe di calore (+9,4%) mentre il settore della produzione di calore con combustibili dovrebbe scendere del -5,8%. Nelle previsioni di più lungo termine (fino al 2027) si dovrebbe osservare un biennio di stabilità delle vendite sul mercato finale con il -0,7% nel 2026 ed il -0,8% nel 2027.
“Non c’è azione senza visione, e sottolineo come non ci possa essere visione senza consapevolezza. – commenta Luca A. Piterà, Segretario Generale di AiCARR – Con questo voglio ribadire il ruolo fondamentale della progettazione impiantistica nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e di efficienza energetica che l’Europa ci richiede.
È necessario rafforzare le competenze tecniche lungo tutta la filiera, a partire da una progettazione consapevole e multidisciplinare. Solo attraverso la formazione continua, l’aggiornamento professionale e una visione integrata possiamo progettare soluzioni impiantistiche sempre più complesse, in grado di rispondere alle sfide ambientali. È fondamentale coniugare evoluzione tecnologica e solidità normativa per garantire interventi efficaci, sostenibili e duraturi.
Il Rapporto CRESME ci dice che il nostro Paese è secondo in Europa per valore del comparto: una responsabilità, ma anche un’opportunità per rilanciare il progetto come leva di competitività e qualità.”
L’importanza della formazione è stata ribadita anche dal Presidente ANGAISA Maurizio Lo Re: «Il Rapporto CRESME illustra luci e ombre dell’impiantistica europea, raccontandoci dell’incertezza dei mercati e delle difficoltà di programmare anche nel breve periodo. In questo scenario il nostro obiettivo è rafforzare il “saper fare”, lavorando sulla formazione di una nuova generazione di imprenditori e manager nella distribuzione specializzata ITS che sappiano supportare la qualità, piuttosto che il prezzo, e garantire continuità e sviluppo del settore. Puntiamo a rafforzare la connessione tra formazione tecnica e mondo del lavoro, adeguando percorsi d’istruzione per studenti e futuri diplomati degli istituti tecnici sulle opportunità di lavoro e sui fabbisogni delle aziende HVAC+R.”
Nel tirare le somme sullo scenario congiunturale e previsionale dell’impiantistica italiana, Massimiliano Pierini, Managing Director di MCE Mostra Convegno Expocomfort, ha ribadito come “nonostante la flessione nel mercato delle costruzioni edilizie, il comparto continui ad aumentare la sua quota sul volume d’affari complessivo; un output che forse per molti non è ancora così evidente. L’impiantistica italiana ha saputo registrare dinamiche migliori tra quelle europee, anche grazie all’espansione degli investimenti in infrastrutture, forte della qualità del made in Italy. Il settore impiantistico italiano è da sempre un punto di riferimento a livello internazionale, grazie ai nostri distretti produttivi di eccellenza e alla capacità di innovare e integrare tecnologie diverse. Non è certo un caso che in Italia si tenga un evento biennale come MCE, centro dell’attenzione nel mercato globale dell’impiantistica, proprio per la qualità dell’offerta e la dinamicità del mercato interno.”