
Amedeo d’Aosta per dare corpo alle sue pretese dinastiche cita tre fatti:
1. il riconoscimento da parte della Consulta dei Senatori del Regno;
2. il riconoscimento da parte del Consiglio di famiglia di Casa Savoia;
3. la mancata approvazione delle nozze di Vittorio Emanuele da parte di
Re Umberto II.
1. La Consulta dei Senatori del Regno
E’ nata l’11 novembre 1965 dalla fusione tra il Gruppo Vitalizio dei Senatori del Regno
(1955) e la Consulta Monarchica.
Lo scopo della Consulta era quello di portare al servizio del Paese l’esperienza dei Senatori del Regno la cui assemblea fu
sciolta con la Costituzione Repubblicana durante l’esilio di Re Umberto II. Tra le prerogative della Consulta non vi è in alcun modo la possibilità di indicare
chi sia l’erede dinastico, come non c’era nel Senato del Regno istituito il 4 marzo 1848.
La
storia del Senato del Regno
Con la cessazione degli effetti dei primi due comma della XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione che
impediva ai discendenti di Casa Savoia il rientro in Italia, il ruolo della Consulta doveva essere ripensato. Per questo motivo il Principe Vittorio Emanuele nel
2001 la sospese, non la sciolse, tanto che, a Sua richiesta, i Consultori si riunirono nuovamente nel 2003, dopo il Suo ritorno in Patria.
La Consulta
citata da Amedeo d’Aosta giuridicamente non esiste. Quattro anni fa sette persone senza alcuna formalità fondarono un gruppo con questo nome che ne usurpa il
nome e, è del tutto evidente, non ha nulla a che vedere con la vera Consulta fondata nel 1965 e riconosciuta da Re Umberto II. A fondarla fu un solidale di
Amedeo D’Aosta, Aldo Mola, espulso dalla vera Consulta dei Senatori del Regno per morosità.
Lettera di espulsione per morosità di Aldo Mola
2. Il Consiglio di Famiglia di
Casa Savoia
Non è mai esistito. E’ una invenzione che ha lasciato sbalordita la famiglia. Degli unici membri della famiglia citati come suoi
sostenitori dal Duca D’Aosta, S.A.R. Maria Gabriella e S.A.R. Maria Beatrice e S.A.R. Maria Pia, quest’ultima il 9 di luglio ha mandato addirittura una
comunicazione ufficiale per smentirlo. Maria Beatrice non si è nemmeno pronunciata, così come gli altri componenti, e cioè il Principe Vittorio Emanuele, la
Principessa Marina, il Principe Emanuele Filiberto, la Principessa Clotilde, il Principe Serge, Simeone II di Bulgaria, il Principe Langravio Maurizio d’Assia che
non hanno mai ipotizzato di mettere in discussione la linea dinastica.
Comunicato stampa di
S.A.R. Maria Pia di Savoia
3. L’approvazione delle nozze del Principe Vittorio Emanuele
Su questo argomento Amedeo d’Aosta fa
riferimento alle Regie leggi patenti del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III. Testo esplicitamente abrogato il 4 marzo del 1848 dall’articolo 81 dello
Statuto Albertino promulgato dal primo Re dell’attuale ramo Savoia-Carignano. Da quel giorno le Regie leggi patenti del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III non
hanno più nessun valore giuridico o morale. E’ come se gli italiani continuassero a fumare nei ristoranti dicendo che la legge fino al 2003 lo consentiva
ignorando gli effetti dell’attuale legge che lo vieta.
Testo dello Statuto Albertino
Re Umberto II sapeva che non era più necessaria alcuna approvazione. Non solo, ma a Beaulieu nel giugno del 1978, sette anni dopo il matrimonio
del Principe di Napoli, Re Umberto II presentò ufficialmente a migliaia di fedeli il figlio e la nuora come suoi legittimi successori come stabilito dalla Legge
Salica.
Testo della legge salica
Sulla linea dinastica ecco le parole della
Regina Maria José che in una intervista, riproposta proprio in questi giorni dal periodico francese Point de Vue, così si esprimeva: “Re Umberto non mi parlò
mai di questioni dinastiche in quanto non esisteva alcuna questione. Posso solo dire che in cuor suo il Re vedeva come suo erede e possibile Re d’Italia il nipote
Emanuele Filiberto a cui era molto affezionato. Emanuele fu il nipote che gli stette più vicino nell’ultimo periodo della sua dolorosa malattia e si era
ripromesso di andare alla sua prima comunione, purtroppo…”
Articolo Point de Vue
Filippo Bruno di Tornaforte
Portavoce di Emanuele Filiberto di Savoia
Altri documenti:
Documento di sintesi storica del Coordinamento monarchico italiano