3 Agosto 2006
NOTA DI CASA SAVOIA SULLE PRETESTUOSE E INFONDATE AFFERMAZIONI DEL DUCA D’AOSTA

Amedeo d’Aosta per dare corpo

alle sue pretese dinastiche cita tre fatti:
1. il riconoscimento da parte della Consulta dei Senatori del Regno;
2. il riconoscimento da parte del

Consiglio di famiglia di Casa Savoia;
3. la mancata approvazione delle nozze di Vittorio Emanuele da parte di Re Umberto II.

1. La Consulta dei

Senatori del Regno
E’ nata l’11 novembre 1965 dalla fusione tra il Gruppo Vitalizio dei Senatori del Regno (1955) e la Consulta Monarchica.
Lo scopo della

Consulta era quello di portare al servizio del Paese l’esperienza dei Senatori del Regno la cui assemblea fu sciolta con la Costituzione Repubblicana durante

l’esilio di Re Umberto II. Tra le prerogative della Consulta non vi è in alcun modo la possibilità di indicare chi sia l’erede dinastico, come non c’era nel Senato

del Regno istituito il 4 marzo 1848.

Con la cessazione degli effetti dei primi due comma della XIII disposizione transitoria e fi nale della

Costituzione che impediva ai discendenti di Casa Savoia il rientro in Italia, il ruolo della Consulta doveva essere ripensato. Per questo motivo il Principe

Vittorio Emanuele nel 2001 la sospese, non la sciolse, tanto che, a Sua richiesta, i Consultori si riunirono nuovamente nel 2003, dopo il Suo ritorno in Patria.

La Consulta citata da Amedeo d’Aosta giuridicamente non esiste. Quattro anni fa sette persone senza alcuna formalità fondarono un gruppo con questo nome

che ne usurpa il nome e, è del tutto evidentemente, non ha nulla a che vedere con la vera Consulta fondata nel 1965 e riconosciuta da Re Umberto II. A fondarla fu

un solidale di Amedeo D’Aosta, Aldo Mola, espulso dalla vera Consulta dei Senatori del Regno per morosità.

Qui la lettera di espulsione per morosità di Aldo Mola

2. Il Consiglio di Famiglia

di Casa Savoia
Non è mai esistito. E’ una invenzione che ha lasciato sbalordita la famiglia. Degli unici membri della famiglia citati come suoi sostenitori dal

Duca D’Aosta, S.A.R. Maria Gabriella e S.A.R. Maria Beatrice e S.A.R. Maria Pia, quest’ultima il 9 di luglio ha mandato addirittura una comunicazione uffi

ciale per smentirlo. Maria Beatrice non si è nemmeno pronunciata, così come gli altri componenti, e cioè il Principe Vittorio Emanuele, la Principessa Marina, il

Principe Emanuele Filiberto, la Principessa Clotilde, il Principe Serge, Simeone II di Bulgaria, il Principe Langravio Maurizio d’Assia che non hanno mai

ipotizzato di mettere in discussione la linea dinastica.

Qui il comunicato stampa di S.A.R.

Maria Pia di Savoia

3. L’approvazione delle nozze del Principe Vittorio Emanuele
Su questo argomento Amedeo d’Aosta fa riferimento alle Regie

leggi patenti del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III. Testo esplicitamente abrogato il 4 marzo del 1848 dall’articolo 81 dello Statuto Albertino promulgato dal

primo Re dell’attuale ramo Savoia-Carignano. Da quel giorno le Regie leggi patenti del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III non hanno più nessun valore giuridico o

morale. E’ come se gli italiani continuassero a fumare nei ristoranti dicendo che la legge fi no al 2003 lo consentiva ignorando gli effetti dell’attuale

legge che lo vieta.

Qui il testo dello Statuto Albertino

Re Umberto II sapeva che

non era più necessaria alcuna approvazione. Non solo, ma a Beaulieu nel giugno del 1978, sette anni dopo il matrimonio del Principe di Napoli, Re Umberto II

presentò uffi cialmente a migliaia di fedeli il fi glio e la nuora come suoi legittimi successori come stabilito dalla Legge Salica.

Qui il testo della legge salica

Sulla linea dinastica ecco le parole della Regina Maria José che in

una intervista, riproposta di recente dal periodico francese Point de Vue, così si esprimeva: “Re Umberto non mi parlò mai di questioni dinastiche in quanto non

esisteva alcuna questione. Posso solo dire che in cuor suo il Re vedeva come suo erede e possibile Re d’Italia il nipote Emanuele Filiberto a cui era molto

affezionato. Emanuele fu il nipote che gli stette più vicino nell’ultimo periodo della sua dolorosa malattia e si era ripromesso di andare alla sua prima

comunione, purtroppo…”

Qui l’ articolo di Point de Vue