“Oggi l’OCSE ha annunciato che l’Italia è al terzo posto della graduatoria internazionale per il peso del cuneo fiscale (47,9%) sulle buste paga. Il costo del lavoro è il primo freno all’occupazione. Non servono incentivi “spot” per nuovi assunti ma una seria politica di riduzione del prelievo fiscale – dice Paolo Stern, partner di NexumStp Spa –. Il costo del lavoro ed il peso degli oneri accessori che su di esso gravano costituiscono una spinta alla evasione fiscale ed al lavoro nero specialmente nelle imprese più piccole. In altri casi l’elevato costo del lavoro spinge le imprese ad utilizzare artifici contabili in busta paga per eludere norme fiscali e contributive. Per esempio si finge di retribuire indennità di trasferta a lavoratori che non si sono mai spostati dal posto di lavoro per riuscire ad incrementare il netto in busta senza gravare su costo complessivo e sulle tasse a carico degli stessi lavoratori. Oltre a parlare di flat tax per i lavoratori dipendenti bisognerebbe anche agire sul fronte costi del lavoro che gravano sulle imprese. Un primo parziale passo è stato fatto sulle aliquote INAIL ma serve più coraggio. Per esempio si potrebbe sterilizzare, dal punto di vista fiscale e contributivo, alcune voci accessorie e variabili della busta paga. In pratica, per esempio, se un’ora di straordinario vale 100 per l’imprenditore lo stesso importo arriverà nelle tasche del lavoratore. L’attuale sistema di detassazione dei premi di risultato è troppo complesso specialmente per le piccole imprese e non porta risparmio al datore di lavoro, infatti è poco utilizzato”.
11 Aprile 2019
OCSE e buste paga: prelievo altissimo porta a retribuzioni creative