Roma, 15 dicembre 2021 – Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha varato una settimana fa il Protocollo nazionale sul lavoro agile nel settore privato con l’obiettivo di regolare lo smart working. Un fenomeno enormemente cresciuto durante la pandemia e che, oltre l’emergenza, caratterizzerà sempre di più il lavoro futuro, secondo le parole del ministero. Il Protocollo fissa il quadro di riferimento per la definizione dello svolgimento dello smart working, individuando le linee di indirizzo per la contrattazione collettiva nazionale, aziendale e territoriale e degli accordi collettivi in essere.
Paolo Stern, consulente del lavoro e presidente della società di consulenza aziendale Nexumstp, commenta: “Lo smart working nasce con l’obiettivo di sperimentare nuovi modelli organizzativi del lavoro per aumentare l’efficienza produttiva nelle imprese e coniugare meglio interessi e tempi personali con quelli di lavoro. L’attuale Protocollo di fatto ripercorre pedissequamente tutte le impostazioni contenute nella legge n.81 del 2017 che disciplinava per la prima volta questa modalità. Il Protocollo ribadisce la necessità di un accordo individuale tra datore di lavoro e dipendente per l’attuazione dello smart working che in fase emergenziale può anche essere imposto in modo unilaterale dall’azienda“.
“Purtroppo ritengo che sia stata persa una grande occasione, il Protocollo non sposta il baricentro dal tempo al risultato. – prosegue Stern. Non è stato fatto quel passo in più per realizzare una visione davvero innovativa del mondo del lavoro. Il Protocollo ribadisce molto la distinzione di tempi dedicati al lavoro e quelli per le esigenze personali rimarcando il diritto alla disconnessione, ma lo smart working per funzionare veramente non necessita solo di articolazione del tempo bensì di definizione degli obiettivi. Senza una condivisione dei risultati attesi non ci sarà crescita di produttività e quindi il lavoro agile diventerà pigro“.
D’altra parte anche i dati Istat confermano che in Italia la produttività del lavoro nel 2020 è aumentata dell’1.3% (superiore a Germania e Francia). La crescita sarebbe da ricondurre anche allo smart working. “Se applicato in modo coerente e collegato a un nuovo modello di controllo aziendale, completamente ripensato, lo smart working è la chiave vincente per i lavori del futuro, per la ricerca dei talenti. E’ una rivoluzione copernicana che può cambiare molto e condurci alla cosiddetta NextNormal“, conclude Stern.